Lo Spongadì è una ciambella rustica tipica della zona di Tremosine sul Garda che viene preparata tradizionalmente durante il periodo pasquale.
Alcuni dei numerosi forni presenti nei borghi bresciani del Lago di Garda cucinano questa squisitezza tutto l’anno.
Il dolce della tradizione di Pasqua
Si tratta di un dolce rustico e saporito che si sposa benissimo con le deliziose marmellate prodotte dalle aziende agricole di Tremosine sul Garda. A colazione o per merenda possiamo gustare una fetta di Spongadì accompagnandolo con dell’ottimo miele del Parco Alto Garda Bresciano.
La sua consistenza è più simile ad una frolla che ad una classica ciambella morbida da colazione: una delle sue caratteristiche principali infatti è quella di avere un impasto compatto ma friabile.
Lo Spongadì va cotto nel forno tradizionale e può avere due forme diverse: a ciambella, come la classica chiocciola oppure con una forma ad S.
Anticamente a Tremosine sul Garda si preparava mettendola in un’apposita padella che veniva poi collocata sulle braci e lasciata cuocere lentamente.
Come fare lo spongadì perfetto
Per un perfetto Spongadì servono farina, latte, zucchero, uova, burro, cremor tartaro o lievito e zucchero a granelli per decorare; dopo aver ottenuto un impasto morbido e compatto si cosparge la superficie di golosi zuccherini e infine si cuoce in forno a 180° per circa 30 minuti circa.
Se vi piacciono i gusti agrumati potete grattugiare nell’impasto la scorza di un limone, ovviamente cresciuto sulla riva bresciana del lago.
Non rimane altro che assaggiarla! Per colazione vi consigliamo di gustare la ciambella con un buon bicchiere di latte fresco dell'Altopiano di Tremosine sul Garda o il classico cappuccino.
Curiosità: le varie forme dello spongadì
Una curiosità sulla Spongadì? Il dolce viene tradizionalmente preparato per Pasqua, talvolta con delle varianti nell’impasto, diverse da paese a paese. Un tempo si preparava una ciambella a forma di colomba, con un uovo posizionato in prossimità della coda: per questo motivo il dolce prendeva goliardicamente il nome di "colomba con l’ȍf en del cül”.
Per farla assomigliare di più ad una colomba venivano inoltre appoggiati due fagioli in corrispondenza degli occhi.